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Citizen Europe: i figli dell’Erasmus, il documentario

“Erasmus ha cambiato la mia idea di Europa: credo che quando uno compie 18 anni dovrebbe sentirsi chiedere dove desideri andare. Erasmus ti obbliga a fermarti, guardarti intorno e incontrare altri europei”.

“Sono ragazzi mobili che sentono l’Europa come il proprio paese, questa è la caratteristica della Generazione Erasmus“.

Due frasi estrapolate dal documentario CITIZEN EUROPE: I FIGLI DELL’ERASMUS, girato da Andreas Apostolidis e Angeliki Aristomenopoulos, un lavoro che, tra le altre, vive dell’intuizione di affiancare i nuovi protagonisti del progetto Erasmus, quelli che stanno partendo in questi mesi, alle persone che hanno vissuto la primissima edizione, quella del 1987.

Oltre all’emozione, alle parole rotte da un accenno di pianto (di nostalgia per chi è partito oltre trent’anni fa e di quel misto di timore ed eccitazione di chi sta per lasciare casa oggi) c’è spazio per considerazioni più alte: il documentario si muove in territori che mischiano sapientemente politica, sociologia e storia, perché Erasmus cambiando la vita delle persone contribuisce a mutare, per sempre e profondamente, un continente, quello europeo.
Non mancano le testimonianze d’alto livello, con interventi dello storico e scrittore Timothy Garton Ash, il politologo bulgaro Ivan Krastev (autore di “Gli ultimi giorni dell’Unione”), il filosofo croato Srećko Horvat, la direttrice tedesca delle Politiche Sociali presso l’OCSE Monika Queisser e la sociologa francese Magali Ballatore.

Adolescenti, universitari e adulti che diventano un tutt’uno, perché il progetto di studio, formazione e lavoro all’estero non è solo un ponte tra paesi, ma anche tra generazioni.

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